Dove sono i liberi pensatori?
L’insostenibile evanescenza del confine fra pazzia e normalità
Anno di pubblicazione: 2002 – © di Francesco Pandolfi Balbi
Sono mesi che navigo la rete in lungo e in largo.
Cerco sesso? Ni. Di vendere il mio vecchio macinino per una cifra pantagruelica? No, assolutamente. Sono a caccia del più normale, genuino, semplice svago? Ci mancherebbe… in Internet?
Ma allora, cosa cerco? Interlocutori, ecco cosa! Quale tipo di interlocutori? Quelli come me. Ma chi diavolo sono, io? Sono una persona che cerca se stessa oltre qualsiasi regola, abitudine, potere costituito, convenzione. Interlocutori per fare cosa? Per crescerci insieme, ecco!
Sono mesi, forse anni che cerco senza esito persone il motto delle quali sia: Io sono quello che sono; se vuoi conoscermi non pensare a chi o cosa somiglio. SCOPRIMI. Io sono UNICO!
Cavolo, sarebbe una bella avventura!
Invece ho trovato sempre e solo le stesse reazioni: una professione di fede nell’una o nell’altra etichetta, quasi mai in se stessi. Maya (illusione) divide et impera, e riesce a farlo molto bene.
Anche chi ha saputo cogliere la minaccia insita nell’accettazione supina dei luoghi comuni, per lo più non ha fatto altro che limitarsi a sostituirli.
Noi siamo forti perché la pensiamo come Tizio.
Noi siamo più furbi, meditiamo ogni quattro ore in modo transustanzial-ideologico-creativo.
Per essere illuminati bisogna farsi il culo, e via dicendo.
E la semplicità, che fine ha fatto?
E la fiducia in se stessi, dov’è finita?
L’errore è sempre quello: credere in qualcosa di esterno a noi.
Prima c’era il sacerdote? Adesso ci sono il guru e lo psicologo trascendentale, ma la disillusione che attende al varco… quella forse sarà sempre la stessa.
Opinione personale, s’intende. Mai vorrei assurgere al ruolo di predicatore, cadrei immediatamente in contraddizione… e la contraddizione è la bestemmia del 2000, no?
Viviamo in una società nella quale cambiare idea è sintomo di debolezza, non di evoluzione. Se non appartieni alla tale o alla talaltra corrente, se non hai un marchio di proprietà sulla fronte, non sei nessuno. Se non sproloqui non sei nessuno. Se non parli complicato non sei nessuno. E il più furbo è colui che smaschera l’altrui illogicità, o l’altrui mancata accettazione di una gabbia psicologica… dipende dai punti di vista.
Mi rendo conto di essere parziale, mi rendo conto di spargere fiele in modo assolutamente non costruttivo. Ma, perdio, sono un uomo anch’io e ho le palle veramente piene di non sorprendermi mai! Qualunque persona incontri, in qualunque modo cerchi d’interagire, il ventaglio delle possibili risposte è sempre ben delineato e certo. Tutti copioni scontati, strapallosi, tediosi, sconfortanti. Era sicuramente meglio Richard Gere nel ruolo di Mister Jones, cazzo! Almeno, pazzo dichiarato, non annoiava nessuno, e non si annoiava nemmeno lui!
Mi toccherà dare libero sfogo alla pazzia che dorme in ognuno di noi per potermi sentire vivo in presenza di altri?
Non so; certamente non sarò nessuno per il mio prossimo, ma sono TUTTO per me. Sopravvivo cercando liberamente me stesso nell’eterna solitudine umana e nella perfetta empatia che emana dai fratelli del mondo naturale.
Adesso capisco molto bene come ci si può ridurre a parlare tutto il giorno con un gatto o un uccellino. Loro, se hanno qualcosa da dire, lo fanno senza tante seghe mentali.
Magari un essere umano potrebbe aspirare a qualcosa di meglio; ma cosa deve fare un’anima che cerchi se stessa, se non dialogare con chiunque sia disposto a farlo?
Nella maggior parte dei casi questo è il meglio che si possa ottenere, visto che i più di noi non sono nemmeno disposti a comunicare con se stessi… figuriamoci con gli altri!
E mi dite, poi, cosa ci sarebbe di interessante nell’interagire con una persona che ti costringe ad attraversare un campo minato prima di… accoglierti nella sua prigione standard? Perdio, lo attraverserei sì, il campo minato, se poi trovassi una finestra che si affaccia SULL’UNIVERSO, e non sulla galera di questo mio simile!
Uomini, Uomini veri… Dove siete finiti? Udite il richiamo di chi dedica, come voi, la propria vita alla Vita?
Per dirla televisivamente citando What women want: Ci sono forme di vita su questo pianeta (?)
Non che mi senta l’unica, lo so che ce ne sono altre, ma… dove? Cosa aspettiamo a unirci? Davvero abbiamo bisogno di un marchio che ci accomuni? Non basta quello che abbiamo impresso a fuoco in ogni gene, cellula e pensiero: l’Amore?
Sono e sarò sempre qui; facciamo di questo sito, questo piccolo Universo, la nostra piattaforma di decollo.
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