Il 2012 e gli asini che volano

In un’epoca nella quale la fine del mondo è entrata, insieme alle quattro “C” (caccia, calcio, cronaca, cosmesi) e all’inossidabile figa, nella top–ten degli argomenti più discussi da popoli e, soprattutto, popolini, a mio avviso il genere umano sta rischiando veramente grosso.

In un tempo non lontano, certo, si discuteva anche di queste cose; tuttavia – da sempre – esiste la volontà dei governi di renderci stupidi per meglio controllarci, e la ricerca del profitto a tutti i costi è congenita al nostro sistema di vita. Era davvero inevitabile che il meme (termine coniato da Richard Dawkins, traducibile con “virus della mente”) della fine del mondo prendesse vita giocando sul gusto del macabro e sull’autolesionismo – così diffusi in una società mentalmente sconclusionata sin dalla notte dei tempi – e producendo uno dei pochi beni di consumo vendibili in questo periodo di crisi economica: la fine del mondo, appunto.

Eccoci dunque quasi tutti (parliamo di miliardi di persone) in trepidante attesa dei segni che scandiscono la sorte annunciata, incollati davanti al televisore a sorbirci la monnezza predigerita dei telegiornali per autoconvincerci che sì, è inevitabile che la fine del mondo sia sempre più vicina, però forse la solita botta di culo all’italiana ci salverà.

A proposito di culo, il sesso certo la fa sempre da padrone. Soprattutto quando importanti manovre sono in atto ed è il caso che passino in sordina davanti al Marrazzo di turno. E’ chi perde tempo e attenzione su questi argomenti il vero zimbello del momento – e non se ne accorge! –, perché sta facendo esattamente ciò che si vuole faccia.

Mapporca pupazza… ragazzi, un po’ d’equilibrio. Un po’ di sagacia! Ricordiamoci che, in fondo, in tutti noi scorre qualche goccia di sangue napoletano: un tempo era difficile mettercela… va be’, non voglio ripetermi.

Una volta eravamo in pochi ad interrogarci sul 2012. Oggi chiunque abbia affrontato l’argomento con un minimo di capoccia ne ha gli stramaledetti veramente pieni!

Non sarebbe poi il caso di preoccuparsi tanto della solita manovra inventata per spillarci soldi e rincoglionirci ancora di più, se quest’azione non producesse in miliardi di persone un mix micidiale di paura, desiderio e certezza che la fine del mondo arriverà sul serio.

Gli effetti sono già nell’aria: le stranezze della natura continuano a verificarsi come sempre hanno fatto anche in mancanza dei telegiornali, e non comprendono certo le frotte d’uccelli morti di paura per i botti di capodanno (è più probabile che abbiano visto i famosi asini, piuttosto…). Cercherei le risposte altrove e, ragionando a spanne, consiglierei di cominciare dalle basi militari.

Invece un meme così distruttivo – perché legato alle emozioni più antiche e radicate nell’essere umano –, ormai impresso a fuoco nella mente di miliardi di persone… quella sì che è una vera bomba ad orologeria, e a mio avviso abbiamo tutti il dovere di disinnescarla.

Non ho alcun desiderio d’illustrare in questa sede l’ABC della psicologia e le enormi capacità creative della mente (ebbene sì, anche le più imbevute di telequiz conservano potenzialità micidiali). Se avete dubbi in proposito, googlate un po’: la PNL, le teorie quanto-relativistiche, quella del Super-spin, quella del Lettore di Griglia Olografica e quelle di David Bohm sulla natura dell’universo saranno senz’altro un buon punto di partenza.

Ora vi dico di cosa ho paura io.

Temo l’Uomo con la superficialità, la dabbenaggine e l’egoismo che gli sono propri, ma soprattutto temo le masse e il potere smisurato e incontrollato che possono generare e delegare a chi se lo sa prendere.

Non so a chi torni più utile questa moda del 2012. Certo a chi vende e deve fare spettacolo, certo a chi comanda (un gregge impaurito è un gregge disorientato, e un gregge disorientato si fa guidare anche al macello).

L’effetto collaterale di questo piano potrebbe essere incontrollabile e devastante.

Perché la mente crea.

Oltre ogni aspettativa, la mente crea.

Soprattutto quando desidera o HA PAURA, la mente crea.

E se, invece di parlare coi nostri figli e continuare ad assaporare i piccoli piaceri di una vita che può ancora essere meravigliosa, pensiamo solo a guardare il telegiornale, cosa rischiamo di desiderare, se non la fine dello schifo che ci propinano e che viene alimentato proprio da tutta quella pubblicità (non ditemi che è informazione, non so come reagirei)?

Sarà forse una conferma del fatto che la mente crea anche quando non si accorge di farlo?

Potremmo essere noi, tutti insieme: miliardi di persone intrise del medesimo anelito di vendetta nei confronti di una porca società, a creare la fine del mondo?

Sta a ciascuno di noi dare una risposta del tutto personale. Ma attenzione: molte risposte personali potrebbero costituire una nuova bomba, e non è detto che stavolta debba per forza essere distruttiva.

Per quanto mi riguarda, la mia risposta è: sì, la stiamo costruendo noi la fine del mondo. Non solo con l’economia selvaggia e con lo sprezzo dell’etica e della vita, ma anche mentalmente, desiderando la fine di quest’obbrobrio e della costante sensazione che qualcuno ci stia prendendo per le trombe del fondoschiena.

Suggerirei, visto che non ci costa poi molto, di comportarci ancora una volta da bravi Italiani e pararci un pochino l’orifizio. Soprattutto perché, per farlo, basterà spegnere la tivù, sorridere a nostro figlio, ascoltare cosa ancora è in grado di raccontarci.

Forse un solo gesto d’apertura sarà sufficiente a far esplodere la purezza nei suoi occhi e ci farà dimenticare il mondo televisivo per contribuire a sceglierne uno vero e, magari…

MIGLIORE.

 

Francesco Pandolfi Balbi
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