Una pausa: lusso o mossa strategica?

Alzare lo sguardo, osservare il cielo, capire

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi

Corri, sudi, t’affanni, strombazzi col clacson, reciti un rosario (con soggetto a piacere), getti le buste della spesa sul sedile posteriore dell’auto, sbatti qualcosa nel forno a microonde, ingerisci il tutto e annaffi di caffè.
Se non riesci più a reggerti in piedi per riuscire a evadere accontentandoti di un film all’italiana, ricorri alla nicotina, stimolo effimero ma intenso.

La doccia è diventata un’optional, il sorriso pure, non parliamo poi delle carezze. C’è sempre qualcosa da fare, qualcuno da interpellare, mille responsabilità più o meno reali da reggere sulle spalle.

L’amore non lo condividiamo più, ma se non altro ci pensa lei, l’angoscia, a farci sentire simili… dilaga da un bel po’ nelle nostre vite, cresce, ci sommerge.

Eppure i rimedi ci sono.

Un sorriso in più, per vedere che succede. Magari al passante che non tornerà. Cinque minuti a sedere nei momenti di fretta per rendersi conto che, in fondo, strafregarsene per così poco tempo non pensando assolutamente a nulla, o divagando sui profumi e sui colori che ci circondano, ha uno straordinario potere rigenerante e ci permetterà, quasi paradossalmente, di giungere in anticipo.

C’è sempre un’alternativa, c’è sempre una soluzione.

Quando qualcosa mi angoscia ho imparato a chiedere a me stesso: Qual è la cosa peggiore che potrà succedermi se rallenterò o lascerò una delle mie cose a domani?

La risposta, sempre stupefacente, la maggior parte delle volte è: Assolutamente nulla.

Di trucchetti per stare meglio ce ne sono un’infinità e la cosa più entusiasmante è che ognuno ha i propri, può provare il piacere di scoprirli da solo.

Parliamo di me, per esempio: ciò che ha il potere di rimettermi in pista nelle giornate grigie è il semplice immaginare che oltre le nubi più pesanti splende il nostro sole, meraviglioso e imperturbabile.

Quando mi girano le scatole e non è colpa del tempo, se mi prendo la briga di fermarmi un attimo e di alzare gli occhi, mi rendo conto che, sebbene il sole sia distante e questo causi in me un senso di malessere, di isolamento dalle forze della natura e di impotenza, in realtà è una lanterna magica e benefica che fa parte della mia dimensione (l’ha addirittura creata: tutto ciò che percepiamo, nonché noi stessi, è nato ed è perennemente alimentato da lui).

Questo crea in me la consapevolezza istintiva di far parte di un sistema molto più vasto di quanto creda abitualmente, che non lesina in termini di energie e di bellezza. A questo punto mi è sufficiente alzare gli occhi per colmarmi della sua forza.

Sarà anche una boiata, ma funziona all’istante e mi dà una forza sovrumana.

Visualizzare immagini di questo tipo produce sulla psiche un effetto immediato: si smette di sentirsi oppressi da tutto e da tutti, le spalle sofferenti si raddrizzano, la consapevolezza si allarga immediatamente in un respiro infinito. Non serve altro che la voglia di stare bene e funziona, almeno per me.

Un minuto di pausa, un minuto di volo. Per ricordare chi siamo e dove vogliamo andare.

Di notte, dalle finestre di casa, osserva il cielo. Ti sei mai chiesto/a quanto numerose sono le possibilità che gente come noi, proprio lassù, abbia problemi simili ai nostri? Si tratta di miliardi di galassie che contengono miliardi di miliardi di stelle circondate da pianeti anche simili al nostro. Pensare che siamo gli unici disgraziati in questa immensità mi sembra stupido e presuntuoso.

L’alternativa? Guardare in faccia la realtà, mutarla. Basta volerlo. Siamo nati per decidere e per creare.

Francesco Pandolfi Balbi
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