I nostri bambini sono spugne assetate di esempi

Facciamo attenzione a ciò che siamo

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi

Essere genitori non è certo facile. Questo tutti lo sanno, anche i nostri figli.

Ma è vero anche il contrario? Possiamo veramente sostenere di comprendere i nostri ragazzi e di dar loro il meglio di ciò che siamo?

Sono rare, e sono magiche le occasioni nelle quali riusciamo a superare dirupi di paure e di abitudini e ad abbracciare totalmente l’essenza di queste persone che si nutrono soprattutto (molto più di quanto riusciamo a comprendere) delle nostre parole, del nostro esempio, della nostra essenza.

Non è facile, soprattutto perché noi adulti abbiamo più o meno raggiunto – bella o brutta che sia – una situazione d’equilibrio, mentre i giovani non hanno ancora costruito la propria identità e la cercano a ogni piè sospinto.

Niente di più facile, allora, che capiti di capire un figlio ora per accorgerci che, magari nell’arco di un paio d’ore, non è più lo stesso.

Non sarà mai più lo stesso.

Questa realtà ci spaventa, ma il nostro disagio diminuirà se comprenderemo che costituisce la base più solida dell’evoluzione: un essere vivente che non cerca è un essere vivente già morto, questo l’universo lo sa.

Dovremmo renderci conto che i nostri figli saranno migliori di noi. Non sono io a dirlo ma, come sostenevo un attimo fa, è la naturale evoluzione della quale tutti facciamo parte che lo sostiene.

Se ci distacchiamo dal problema osservando il popolo dei viventi non umani, ciò appare evidente: ogni nuova generazione è sempre più adatta delle precedenti a vivere in un ambiente che muta continuamente; in un certo senso è già parzialmente “vaccinata” nei confronti dei nuovi elementi da affrontare… un po’ come le mosche (scusate il paragone indecente) diventano immuni, di generazione in generazione, all’uso dei pesticidi.

Non possiamo sfuggire a questa regola.

Noi stessi siamo migliori dei nostri genitori avendo avuto a disposizione la loro essenza già pronta, un ingrediente disponibile ed enormemente ricco d’ingredienti utili per la buona riuscita della “ricetta di noi stessi”.

La fatica che ci ha condotti fin qui è la fatica che affronterà la nostra prole per salire dal gradino in cui ci troviamo al successivo. Ciò è enormemente bello, anche se incute una malinconia senza fine.

Ma, se accettiamo questo punto di vista, una domanda nasce spontanea: siamo veramente sicuri d’aver dato ai nostri figli il meglio di noi stessi?

Non parlo della fettina di carne o degli omogeneizzati, ma della nostra essenza più vera: quella che raramente si ha il coraggio di tirare fuori con noi stessi… figuriamoci con il sangue del nostro sangue.

Sì, il nostro tesoro più autentico… ciò che è nostro dovere (e sarebbe anche un immenso piacere) donare ai nostri discendenti prima che vada irrimediabilmente perduto. Questo è il nostro modo migliore di lasciare la firma nella storia e di sopravvivere allo scorrere del tempo.

Non lo dimentichiamo, non dimentichiamo la fatica immensa che provammo nel nostro crescere. Aiutiamo i nostri figli a trovare loro stessi donando la nostra personalità e le nostre conoscenze “al completo”, in modo che possano affrontare una vita fattasi ben più difficile della nostra.

Non sto suggerendo di continuare a buttare via stipendi per arricchire le lobby dei giocattoli… Sto dicendo di adattare i nostri occhi alla visuale dei nostri ragazzi.

Noi possiamo farlo; loro, finché non li avremo “nutriti” a dovere, non ne avranno certo la capacità. Mettiamo a disposizione, allora, la nostra esperienza; ma solo dopo aver trovato un comune protocollo di comunicazione adatto alla situazione attuale.

Attenzione alle parole, attenzione all’esempio. NOI siamo il loro esempio, NOI siamo la loro parola. anche se li vediamo per un ora al giorno è NOI che cercano, non Madonna o i Litfiba. A loro si rivolgono se, dopo aver bussato per anni alla nostra porta, si rendono conto che “in casa” non c’è più nessuno.

Attenzione ai “pensieracci”: sono quelli che buttano giù, le scaramanzie che servono solo a sedare le nostre paure e si rivelano sempre inconcludenti in senso positivo, ma sono enormemente attive in senso negativo. Da’ un occhiata, in questa stessa bacheca, all’articolo “La regola del positivo”.

I nostri figli assorbono ciò che siamo, inizieranno il proprio cammino individuale partendo da questo. Curiamo noi stessi, miglioriamoci… per essere sicuri, un giorno, d’aver dato loro tutto ciò che serve, per poterci sentire liberi e soddisfatti d’aver contribuito alla vita in modo utile e costruttivo.

Smettiamo di sentirci stanchi di una vita poco concludente… cosa ne rimarrà? Dedichiamo attenzione, tempo ed entusiasmo a chi ci segue con amore e speranza… allora saremo eterni, allora potremo dire di essere stati dei grandi adulti.

Il futuro comincia QUI e oRA, non dimenticarlo mai.

Francesco Pandolfi Balbi
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