Antibiotici o M&M’s?

Allarme sanità: gli antibiotici sempre meno efficaci?

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi

Qualsiasi cosa può avere la sua utilità, basta avere lo scrupolo di documentarsi per imparare a usarla nel modo migliore.
Non sfuggono a questa regola le medicine che siamo abituati a ingerire.

In natura, si sa, tutto cambia; sta mutando anche la capacità dei farmaci di difenderci dalle aggressioni di quei batteri che, forse per eccessiva leggerezza, avevamo considerato ormai sconfitti.

Per ovviare a questo problema forse occorrerebbe che la nostra cultura medica mirasse più alla qualità che alla quantità. In altre parole: usiamo pure i soliti farmaci, ma usiamoli bene, documentandoci al meglio su quella che è una delle basi del nostro benessere: è un elemento del quale la responsabilità spetta soprattutto a noi, non esclusivamente ai medici

Insomma ecco, in parole povere, la notizia: l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), stilando il rapporto annuale sulle malattie infettive, descrive una preoccupante riduzione degli effetti della penicillina e di altri antibiotici contro le infezioni batteriche più comuni.

Un normalissimo mal di gola potrebbe diventare immune al potere degli antibiotici e sfuggire al nostro controllo.

David Heymann, direttore del programma dell’OMS per la trasmissione delle malattie, sostiene che l’efficacia di molte delle medicine attualmente disponibili potrebbe protrarsi solo per qualche anno; poi potremmo tornare più o meno alla situazione di parecchi anni fa, quando una semplice influenza era spesso un’avversaria temibile e, molto spesso, mortale.

Qual’è la causa principale, quale il comportamento di molti di noi che determina questa previsione così inquietante? La leggerezza con la quale usiamo senza pianificazione, o addirittura a casaccio, le medicine.

La massima efficacia di un antibiotico viene ottenuta assumendolo esattamente alle ore indicate per almeno sei giorni. Troppo spesso, invece, accade che, spariti i sintomi, si sospende la cura.

Il risultato? Solo la maggior parte dei batteri viene uccisa, gli altri hanno ormai assaggiato la medicina e riescono a premunirsi, a immunizzarsi nei confronti della medicina stessa, proprio come gli insetti diventano resistenti ai prodotti che non riescono a ucciderli.
Allora sono dolori.

Ecco spiegate molte delle cruente ricadute dall’influenza: se non si uccidono tutti i batteri, se ci si limita all’apparenza (la scomparsa dei sintomi) e non si prendono più le medicine, il nostro corpo diventa l’ospite di una nuova generazione di organismi immuni alla medicina assunta (male).

Ma c’è dell’altro: gli esperti del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno stimato che ben un terzo dei 150 milioni di ricette di antibiotici prescritte ogni anno negli Stati Uniti sono inutili. La conseguenza, drammaticamente, è la medesima.

Dulcis in fundo: l’uso dei farmaci nella produzione alimentare.
Nei paesi più ricchi il 50% della produzione di antibiotici viene usata su animali malati, o per stimolare la crescita negli allevamenti di pollame e di bestiame.

Dove vanno a finire queste medicine? Dentro di noi, in dosi basse ma sufficienti a innescare il processo d’immunizzazione da parte dei batteri.

Insomma: ormai gli antibiotici ce li abbiamo nel sangue, ma serviranno ancora per poco.

Francesco Pandolfi Balbi
Latest posts by Francesco Pandolfi Balbi (see all)

La nostra attività prosegue su
Will.ReBorn

Vieni a visitarci!