I mille colori dell’AIDS

Piccolo elenco di voci e pettegolezzi sulla malattia del secolo

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi

Ormai se ne dicono di cotte e di crude. Il business che orbita intorno al problema dell’Aids è enorme, i conflitti d’interesse molteplici.
Ancora una volta siamo alle solite: l’istituzione continua penosamente ad affermare le proprie verità ormai pressoché screditate, mentre la gente comune comincia a essere arrabbiata sul serio e si sta chiedendo quante delle informazioni sbandierate dai media contengano un benché minimo barlume di legittimità.

Ben venga l’assassinio di Versace, liquidato pubblicamente come un semplice delitto di gelosia (stranamente il geloso è stato trovato dopo un paio di giorni con la bocca definitivamente tappata e della cosa non si è saputo più nulla). La gente ha pensato: Mah, chi se ne frega?
Ben venga l’incidente della distruzione da parte degli Americani dell’ambasciata cinese a Belgrado: Oh, scusate… pensavamo che lì ci fossero i gabinetti pubblici!
E’ ancora un Chi se ne frega?

Ma quando di mezzo ci vanno le nostre abitudini e i nostri piaceri, soprattutto quello che è, e sarà sempre in testa alla hit parade, il discorso cambia.

Parlo spesso di Aids con gli amici. Siamo tutti perplessi, ancora spaventati da tanto clamore, da mille previsioni catastrofiche, le stesse che ormai appaiono letteralmente infondate. Ma la sensazione di essere stati presi per i fondelli in tutti questi anni cresce giorno dopo giorno, e questa volta non stiamo parlando dell’ambasciata cinese o di Versace… stiamo parlando della libertà di fare l’amore in santa pace con chi ci pare.

Personalmente sono abbastanza fedele, quindi il problema dell’Aids sono riuscito a digerirlo bene. Solo che non mi va, e non mi va in nessun modo, di essere preso per il naso.

Di motivi per disorientarci – se consideriamo lobby, case farmaceutiche, medici, ricercatori, la Chiesa con i suoi fanatici e via dicendo – ce ne sono tanti come le zanzare in un acquitrino.
Ma ormai… tutti cominciamo a non crederci più, anche perché sono sempre più forti e numerose le voci, anche molto autorevoli, che si sono levate.

Il problema, se mai ne esiste uno, è metterle d’accordo. L’ipotesi più accreditata, quella che raccoglie il consenso di più di quattrocento fra scienziati e premi Nobel, è quella che sostiene non esserci assolutamente alcun legame fra la sieropositività all’Hiv e l’Aids. Semmai quest’ultimo, secondo questa corrente di pensiero, non avrebbe origini virali (da sempre attribuite all’Hiv), ma sarebbe scatenato da un cocktail di fattori come la scarsità d’igiene, l’inquinamento, i cibi transgenici e quelli comunque intossicati da sostanze chimiche, le trasfusioni, le droghe e un’alta promiscuità sessuale, che sottopone il sistema immunitario ad attacchi frequenti e differenziati.

Altre voci mi sono giunte, certamente meno diffuse ma più spaventose. Più o meno tutte si integrano con quella appena esposta, completandola, però, con un elemento sorprendente: l’Aids sarebbe una copertura colossale nata per camuffare gli effetti di esperimenti che sarebbero ancora in corso, di particolari errori di laboratorio e, non ultimi, gli esiti distruttivi dei bombardamenti delle fabbriche di armi batteriologiche di Saddam Hussein.

Sì, sembra più che logico che le bombe americane non siano riuscite a distruggere ogni spora di quei bacilli prodotti in laboratorio, sembra plausibile che queste si siano diffuse nell’aria per trovare, ben presto, organismi ospiti che le accogliessero fornendo loro l’habitat più adatto per sviluppare le mutazioni, pressoché infinite, che hanno poi determinato la nascita delle influenze nostrane degli anni passati.

Ricordi? Erano quelle che hanno fatto fuori un sacco di gente, quelle resistenti a qualsiasi medicinale, quelle ancora incomprese perché in questo caso non si parla più di virus e nemmeno di batteri, ma di un qualcosa che non si è ancora capito cosa sia.
Il risultato? Il caos. Il caos e l’impotenza di fronte a un nemico innaturale e per questo imprevedibile.

Fantascienza o realtà? Sta a te deciderlo. Qualunque cosa diranno, nessuna persona veramente onesta potrà mai prendersi la responsabilità di affermare senza ombra di dubbio quale sia la verità.

Nota che, anche in questo caso, stiamo parlando di un cocktail di diversi elementi, la qual cosa non mi stupisce affatto: ti sei mai chiesto/a quanti siano i cambiamenti che l’uomo ha introdotto nella propria vita in appena cinquant’anni?

Facciamo un elenchino: la bomba H, gli esperimenti atomici, gli eventi come quello di Chernobyl (molto più frequenti di quanto si sappia), lo sproposito dell’ingegneria genetica, le centinaia di laboratori adibiti alla creazione di armi batteriologiche (se cade una provetta siamo tutti fritti) e chimiche, il petrolio che brucia, il buco dell’ozono, l’intasamento dell’ambiente con le onde elettromagnetiche (radio, tv, cellulari, alta tensione, computer, radiosveglie, apparecchiature varie).

Mi fermo qui, ma ci sarebbe molto da dire; soprattutto sugli effetti ambientali a lungo termine di tutto ciò. Abbiamo dimenticato che su questo pezzo di crosta ci viviamo anche noi, che siamo fatti di carne, immersi fino alla punta dei capelli in un ambiente diventato malsano molto più di quanto vogliano farci credere. Dopo tutto è comodo non ascoltare queste voci, continuare a fare i pecoroni. Ma che ne sarà dei nostri figli?

Per ultima la voce più cattiva. Non ho le conoscenze per poterla discutere o confutare, quindi mi limito a elencarla. E’ quella secondo la quale l’Aids sarebbe stato creato in laboratorio da una certa superpotenza per assicurarsi una lenta ma inevitabile conquista economica del continente africano, quello notoriamente più colpito dal fenomeno.

Come vedi di spunti di riflessione ce ne sono in quantità, e ancora una volta il nostro problema è sempre lo stesso: cosa, e in chi dobbiamo credere?

E’ inevitabile che, di fronte a questo status, uno cerchi di tirar fuori antiche e nuove virtù per capire.
Il caro vecchio intuito, da sempre arma micidiale delle nostre consorti, mi è sempre sembrato la scelta migliore… insieme a una buona dose di umiltà e di rispetto per il prossimo, sotto qualunque forma esso si presenti.

Francesco Pandolfi Balbi
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