Sole, mosche e preghiere

Una domanda: fra il drammatico e il semiserio

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi

Non ho certo pretese di enunciare alcunché di scientifico, ma quanto sto per dire l’ho notato un’infinità di volte.

Vorrei sapere se son cose capitate anche ad altri e quindi, se ti va di farlo, scrivimi, fammi sapere.

E’ una di quelle cose che ti senti scemo al solo domandartele, eppure non ho potuto fare a meno di farlo.

Ma insomma: quando te ne stai a prendere il sole e la pace che cerchi sfuma perché un esercito di mosche è assolutamente determinato a rovinarti quella mezz’oretta di meritato rilassamento, che fai?

All’inizio, è certo, fai finta di niente, poi cerchi di prenderla con filosofia e ti limiti a scacciarle.
Ma arriva, inesorabile, il momento in cui cominci ad incazzarti sul serio: ti senti preso/a per una vacca che non sia stata ancora munta a sufficienza dagli altri mosconi… quelli a due zampe.

Accade allora qualcosa d’inverosimile: sei immerso/a nel più idilliaco degli ambienti naturali; ovunque margherite, felci, e magari c’è anche un laghetto che riposa placido ai tuoi piedi. In alto il cielo sorride e il sole ti carezza la pelle, ma tu ormai bestemmi come un turco e la gente che sta arrivando in macchina scopre d’invidiarti vedendo che sei impegnato/a in una danza frenetica e scoordinata, forse l’ultimo grido da discoteca che viene dal nord.

Ebbene, dopo il “rosario” senza fine che avrai recitato, magari con notevole, autodistruttivo compiacimento perché come me odi le tonache e vorresti poterlo spedire in audiocassetta al parroco del tuo paese, non troveresti enormemente ridicolo il pensiero di due minuti prima, quando avevi ingenuamente pensato che un moscone spiaccicato sulla gamba destra t’avrebbe fatto schifo?

Credo proprio di sì, e allora le tue manovre danzanti si farebbero molto più secche e determinate a sfracellare almeno uno degli odiati nemici assetati del tuo sangue.

A questo punto, magicamente, uno strano fattore – quello sul quale volevo interrogarti – intervene nella vicenda e impedisce alla furia che ormai straripa in te di ridurre a suon di schiaffoni e di ciabattate il corpo che la ospita in un amorfo ammasso di ciccia sanguinolenta da tenere insieme con il Domopak.

Morale della favola, ecco la domanda: hai mai notato che quando colpisci per uccidere le mosche, inesplicabilmente… spariscono tutte per un bel pezzo?

Non sarà mica che sono telepatiche?

Insomma, della serie: “Oh, questo mena… Squajamose un po’!”

Sarò un idiota a dirlo, oltre che a pensarlo. Eppure, dopo la prima impronta di ciabatta sull’avambraccio, lo squadrone sparisce e va a rompere… la giornata a qualcun altro.

Un comportamento di questo genere è certo ben strano e, “etologicamente”, richiama alla mente quello dei branchi di giovinastri sui motorini.

Oggi siamo arrivati alla conclusione che i polli sono intelligenti… (vedi articolo su Focus di giugno 2000) magari un giorno scopriremo che i mosconi hanno sempre brindato… alla faccia nostra!

Francesco Pandolfi Balbi
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