Pensiero moderno e potere

Se la smania di controllo fa flop

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi

L’atavica abitudine a difendersi attaccando è andata assumendo da parecchi secoli dimensioni preoccupanti. Sto parlando del naturale orientamento di ogni forma vivente ad accumulare risorse nei periodi d’abbondanza per utilizzarle in caso di necessità.

La questione umana denota parecchi aspetti dei quali sarebbe ormai opportuno prendere coscienza vista la portata delle ripercussioni che ognuno di noi, nel proprio piccolo, è capace di generare all’interno dell’ecosistema nel quale tutti viviamo.

La continua ricerca del potere è, a mio avviso, una delle aberrazioni derivanti dall’enorme stress al quale la nostra razza è sottoposta da secoli. Un grande peso grava sulle nostre spalle, un peso che la maggior parte di noi rifiuta ancora di accettare, non parliamo poi di prenderne coscienza.

Che siamo la razza più intelligente del pianeta è quasi certamente vero, e questo comporta grandi responsabilità sia nel breve (oggi) che nel lungo termine (i secoli a venire), nel concreto come nel trascendentale.

Se è vero che la Vita nasce per procedere in una direzione, ne consegue che questa viene in primo luogo ricercata attraverso fasi evolutive di analisi e di sintesi. Inutile sottolineare che la maggior parte del compito spetta agli organismi più evoluti: noi.
La storia è un continuo alternarsi di epoche di crisi (durante le quali ognuno brancola più o meno nel buio alla ricerca di una nuova verità da seguire, e oggi siamo precisamente a questo punto) con periodi nei quali la coscienza di razza si basa sulle certezze acquisite producendo momenti di vero e proprio splendore (sintesi).

Questa non è altro che la manifestazione a lungo termine in ambito umano di una delle leggi fondamentali della natura, splendidamente riassunta da Ermete Trismegisto nell’antico enunciato: Come è in alto, così è in basso.

Altri esempi? L’alternarsi del giorno e della notte, quello delle stagioni, dell’alta e della bassa marea, del ciclo mestruale, dell’andamento dei titoli di borsa, le giornate nere che si danno il cambio con quelle nelle quali tutto sembra andare liscio, e via dicendo.

Sono in molti a pensare che se l’Uomo riscoprisse le leggi che regolano la vita, automaticamente conoscerebbe se stesso e gli sarebbe molto più facile vederci più chiaro. Queste leggi sono pochissime e agiscono sia a livello macroscopico che microscopico regolando tutti, ma davvero TUTTI gli aspetti dell’esistenza: da quello puramente fisico, all’emozionale, allo psicologico, al trascendentale.

Se esiste qualcosa che sfugge all’armonia di tali leggi, questo è certamente il nostro universo mentale, partorito da piccoli dèi (noi) che si stanno esercitando a creare. Forse è proprio questo il momento di allungare un tentacolo in una certa direzione per ottenere aiuto e rinfrescarsi la memoria su un paio di cosette. Intanto cessiamo di separare, ricominciamo a unire.
La prima, bruciante necessità? Smettere di classificare ogni cosa, finirla con l’eterno discernere fra il bene e il male.

C’è un’altissima possibilità che quest’ultimo sia un frutto esclusivamente proprio della mente, che influisce talmente sui nostri pensieri da condizionare l’umano percepire le cose del mondo.

Siamo nati così, siamo così da sempre. Non escludiamo a priori quest’idea. Amare la verità significa in primo luogo mettersi in discussione, farlo quasi giocando per seguire quanto possibile il passo della grande danza della Vita.

C’è un atteggiamento che facilita enormemente questo processo: si tratta dell’abbandonarsi a questa danza con totale fiducia.

E’ difficile da credere, ma questa certezza può essere accudita con un processo empirico e progressivo, che consiste inizialmente nel rimettere in discussione qualsiasi nostro valore e certezza. Serve a determinare se essi siano autenticamente nostri e a individuare, nella Babele di pensieri che ci vorticano nella mente senza che sappiamo da dove siano giunti, quelle leggi solo apparentemente magiche che sono responsabili dell’andamento della vita nostra e del creato.

E’ molto probabile che i nostri problemi di oggi non derivino dall’ingiustizia della vita, ma dal nostro ignorarne quei meccanismi che invece gli animali e le stagioni conoscono a menadito, sia pure essendo privi di consapevolezza.

Inevitabilmente il famoso morso della mela assume connotati e significati diversi da quelli di sempre: potrebbe essere il ricordo, deformato in leggenda, di un compito importantissimo d’esclusiva competenza della nostra razza, quello di scoprire il sapore, la consistenza e l’aspetto interiore dei frutti del creato.

Ben presto potremmo non sentirci più dei peccatori. Potremmo finalmente comprendere che un compito di enorme importanza è stato affidato dall’Esistenza al genere umano, compito per assolvere il quale ognuno di noi può essere continuamente nutrito di gioia, risorse e strumenti nel rispetto di un’altra delle leggi fondamentali della vita: quella di causa-effetto.

Inizia a produrre secondo la tua coscienza; ben presto, e senza sapere da dove provenga, sentirai nelle vene un nuovo nutrimento, quello per te più congeniale.
Provaci, fallo con lo spirito giocoso che useresti amoreggiando con la persona dei tuoi sogni. La Vita ci è Madre, ci è Padre, ma è anche la nostra amante di sempre.

Molti ritengono che questo atteggiamento sia il prossimo inevitabile assunto generazionale. E’ facile comprendere perché: l’attuale stile di vita, il nostro modo aggressivo di interpretare la realtà e di affrontarla è ormai divenuto anacronistico e alimenta da parecchio tempo una visione distorta e inconcludente della realtà.

Oggi le persone sono in crisi perché non c’è rimasta alcuna direzione da seguire se non la più apparentemente improbabile: quella che chiama in causa l’interiore e apre la buia frontiera che conduce all’Assoluto.

Il modo in cui ci conviene affrontarla? Diverso, all’insegna dell’entusiasmo. Agiamo con serietà ed equilibrio, ma anche giocando, altrimenti perderemo molte partite prima di capirci qualcosa. Comprendiamo soprattutto questo: la prossima partita ognuno dovrà giocarla a modo proprio, ogni riferimento ai “si dice” e ai “si fa” condurrà nel migliore dei casi a uno stallo.

Nell’incertezza della nostra epoca il genere umano ha già fatto molto. Siamo tutti di fronte a un portale che nasconde mille promesse e, senza saperlo, ci stiamo velocemente preparando alla prossima mossa.

Prendiamo il tempo che ci serve, ma ricordiamo che il nostro futuro è oltre quella soglia e non gli sfuggiremo, soprattutto perché è un futuro di luce. Sta a ognuno di noi decidere se vivere da protagonista, contribuendo a creare un mondo migliore, o da immobile perdente.

La nostra epoca è venuta esattamente affinché noi camminiamo, come sempre, in avanti.
Abbandoniamoci al richiamo, rimbocchiamoci le maniche, dimentichiamo il bisogno di portarci dietro armi, denaro, sicurezze. Là dove prima o poi andremo ci occorrerà un’unica cosa: l’entusiasmo di scoprire e di creare ancora e sempre di più.

Francesco Pandolfi Balbi
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