Maltempo. Perché?

E’ “solo” un’ipotesi, pensateci su.

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi

Era prevedibile, solo un popolo di sprovveduti poteva ignorare le conseguenze di uno stile di vita balordo come il nostro.

Prevedibile… che cosa?

Che la natura non sarebbe stata a guardare i nostri scempi, che avrebbe tirato dritto seguendo i propri meccanismi.

Sono separato, un rotolo di carta igienica a casa mia dura un mese. Quando c’era mia moglie bastava si e no per un giorno.

Ora, sorvolando sulle mille battute che senz’altro verranno in mente a chi legge, scendiamo in profondità e andiamo a vedere cosa si nasconde dietro questa quisquilia: uno stile di vita, l’abitudine a sperperare, il falso presupposto che la nostra esistenza dipenda dal portafogli.

Conosco il ragionamento inconsapevole che si nasconde dietro un’abitudine come questa (e tante altre, purtroppo): “Tanto costa poco”.

Sì, a noi… Stiamo però dimenticando che siamo più o meno in sei miliardi e che, tolti i quattro che la carta igienica non sanno nemmeno cosa sia, ne rimangono due che consumano almeno un miliardo di rotoli di carta igienica al giorno, 365 miliardi in un anno.
Non parliamo, poi, delle inutili e monumentali pratiche burocratiche che ancora viaggiano su carta, dei miliardi di volantini pubblicitari con i quali quotidianamente un esercito di persone affamate insozza il pianeta per un tozzo di pane, delle migliaia di tonnellate di carta patinata che viene sprecata ogni giorno per farci conoscere i “casi” altrui.

Signori, quando leggete su una rivista un servizio sulla difesa delle foreste, lo fate sui cadaveri delle creature che l’articolo dice di difendere! Non voglio dire “basta coi giornali”, ma diamoci almeno una regolata!

Chi vuol continuare ad esser cieco e sordo, continui pure; ma l’ambiente nel quale viviamo non ha peli sulla lingua e, ogni giorno, ci spiattella in faccia le conseguenze della nostra stupidità, della nostra inettitudine a comprendere cosa si nasconde dietro il consumismo, le menzogne e i silenzi di chi vuole guidarci verso un buio futuro.

Non crediate che siano stupidi… sanno esattamente a cosa vanno incontro: un pianeta povero, le uniche ricchezze sotto il loro controllo. Si tratta del potere assoluto, di un Grande Fratello molto più minaccioso di quella decina di cristiani rinchiusi in una casa a fare le coccole a un cucciolo che non si sa che fine farà.

Ma torniamo alla nostra carta igienica vellutata, profumata e decorata a fiorellini: se è vero che un rotolo costa al nostro portafogli dalle duecentocinquanta alle mille lire, è anche vero che un miliardo di rotoli al giorno costano alla Terra uno sproposito di esseri viventi vegetali, quelli che – fra l’altro – producono l’aria che respiriamo.

Ora, l’uomo senza ossigeno non può certo campare e, per giunta, le sue capacità fisiche e mentali (leggi: benessere) sono direttamente proporzionali alla percentuale di questo elemento nell’atmosfera. In poche parole: se riusciamo a respirare ossigeno nella giusta quantità ci sentiamo come leoni, altrimenti ci limitiamo a sopravvivere sonnecchiando… ed è proprio questo che vogliono i potenti.

Fatevi questa domanda, ora: “Mi sento come un leone o come un bipede rincoglionito da sindrome presenile?”

Quanti anni credete che manchino alla disfatta totale? Oggi possiamo ancora difenderci; ma quando dipenderemo da una bombola d’ossigeno neanche tanto pubblicizzata alla TV, cosa potremo fare?

A una mente allenata a tirar somme, magari con un po’ d’immaginazione, apparirebbe chiaro che l’avvelenamento dei pianeta non è un caso fortuito, ma un progetto studiato a tavolino e articolato in una miriade di vie per giungere a fare di noi quello che hanno già fatto più o meno di tutte le altre forme di vita di questo pianeta: mucchi di ciccia costretti per tutta la vita in una gabbia.

Signori, nella mente dei potenti occulti noi siamo semplicemente bestiame, bestiame senza coscienza né dignità.

Gli straripamenti del Po e le inondazioni di questi giorni potrebbero assumere così un significato ben più drammatico di quello che normalmente viene loro attribuito.

Perché un fiume straripa? Perché l’acqua piovana non viene più trattenuta nel luogo in cui precipita dalla presenza di alberi, radici e fogliame che macera, non filtra più nel terreno, ma scorre via (“ruscella” è il termine tecnico) creando dei veri e propri torrenti dalla forza violentissima che finiscono dove? Nei fiumi, ora costretti ad accogliere quantità d’acqua immensamente maggiori rispetto alle condizioni naturali.

Perché gli alberi non ci sono più? Per far posto ai marciapiedi, ai gabinetti pubblici, alle baracche, ai campi di soia transgenica o ai fast food che sorgono come funghi nelle foreste del sud America, lungo le autostrade e nei vicoli di paesi che non potevano essere costruiti altrove, porca troia!

Per le frane vale lo stesso concetto: non ci sono più le radici degli alberi a tenere insieme la terra che, inzuppata, si sfalda e precipita.

Dunque le difficoltà e i drammi che scuotono l’Italia di questi giorni forse non sono una conseguenza diretta del “tempo assassino”. Si divertono, giornalai e telediarroici, a sbandierare ‘sti titoloni… forse sperano che, ripetendolo ogni anno, anche le persone dotate d’un minimo di sagacia finiscano col crederci. Tutti i SS. anni gridano a squarciagola che un tempo così brutto non c’era stato dal secolo scorso.

Ma vaff…! Ogni volta è la stessa storia, sì, ma nata dalla malvagità di alcune persone e dalla creduloneria di tutte le altre.

Insomma, vogliamo smorzare i toni? Magari apriamo i tini? Ma sì, facciamolo, la mia non è che un’ipotesi! Però, d’ora in avanti, quando osserveremo al TG la sofferenza dei disgraziati che hanno perso in un mare d’acqua la casa o la vita di qualche persona cara, non sentiamoci così al sicuro.

E’ solo questione di tempo… poi, se non re-impareremo a collaborare gli uni con gli altri per raggiungere uno scopo comune e pianificato consapevolmente, toccherà anche a tutti noi… magari non solo a causa dell’acqua, ma dell’aria… il cibo lo stanno già avvelenando da tempo, come gli ambienti nei quali viviamo, il nostro sonno, la nostra mente. E allora non sarà più questione di una casa che crolla o di un’auto allagata: in ballo ci sarà la nostra vita o, peggio ancora, quella dei nostri figli.

Decidiamoci a lasciare loro un’eredità che li faccia almeno sopravvivere. Dobbiamo farlo ADESSO, ed è già troppo tardi. D’altro canto la cosa è molto più semplice di quanto crediamo: se ognuno di noi eliminerà lo spreco quotidiano e la cieca fiducia nelle autorità e inciterà le persone che conosce a fare altrettanto, confidando nel proprio senso dell’equilibrio interiore, i mille castelli di carta che si reggono sul nostro silenzio crolleranno.

Il potere? E’ sempre stato nostro, ci hanno solo fatto credere che non fosse così.
Smettete di delegarlo, esercitatelo! Ognuno renderà migliore il proprio piccolo universo e, automaticamente e istantaneamente, anche l’ambiente nel quale tutti viviamo.

Maltempo: perché?E’ “solo” un’ipotesi, pensateci su.

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi

Era prevedibile, solo un popolo di sprovveduti poteva ignorare le conseguenze di uno stile di vita balordo come il nostro.

Prevedibile… che cosa?

Che la natura non sarebbe stata a guardare i nostri scempi, che avrebbe tirato dritto seguendo i propri meccanismi.

Sono separato, un rotolo di carta igienica a casa mia dura un mese. Quando c’era mia moglie bastava si e no per un giorno.

Ora, sorvolando sulle mille battute che senz’altro verranno in mente a chi legge, scendiamo in profondità e andiamo a vedere cosa si nasconde dietro questa quisquilia: uno stile di vita, l’abitudine a sperperare, il falso presupposto che la nostra esistenza dipenda dal portafogli.

Conosco il ragionamento inconsapevole che si nasconde dietro un’abitudine come questa (e tante altre, purtroppo): “Tanto costa poco”.

Sì, a noi… Stiamo però dimenticando che siamo più o meno in sei miliardi e che, tolti i quattro che la carta igienica non sanno nemmeno cosa sia, ne rimangono due che consumano almeno un miliardo di rotoli di carta igienica al giorno, 365 miliardi in un anno.
Non parliamo, poi, delle inutili e monumentali pratiche burocratiche che ancora viaggiano su carta, dei miliardi di volantini pubblicitari con i quali quotidianamente un esercito di persone affamate insozza il pianeta per un tozzo di pane, delle migliaia di tonnellate di carta patinata che viene sprecata ogni giorno per farci conoscere i “casi” altrui.

Signori, quando leggete su una rivista un servizio sulla difesa delle foreste, lo fate sui cadaveri delle creature che l’articolo dice di difendere! Non voglio dire “basta coi giornali”, ma diamoci almeno una regolata!

Chi vuol continuare ad esser cieco e sordo, continui pure; ma l’ambiente nel quale viviamo non ha peli sulla lingua e, ogni giorno, ci spiattella in faccia le conseguenze della nostra stupidità, della nostra inettitudine a comprendere cosa si nasconde dietro il consumismo, le menzogne e i silenzi di chi vuole guidarci verso un buio futuro.

Non crediate che siano stupidi… sanno esattamente a cosa vanno incontro: un pianeta povero, le uniche ricchezze sotto il loro controllo. Si tratta del potere assoluto, di un Grande Fratello molto più minaccioso di quella decina di cristiani rinchiusi in una casa a fare le coccole a un cucciolo che non si sa che fine farà.

Ma torniamo alla nostra carta igienica vellutata, profumata e decorata a fiorellini: se è vero che un rotolo costa al nostro portafogli dalle duecentocinquanta alle mille lire, è anche vero che un miliardo di rotoli al giorno costano alla Terra uno sproposito di esseri viventi vegetali, quelli che – fra l’altro – producono l’aria che respiriamo.

Ora, l’uomo senza ossigeno non può certo campare e, per giunta, le sue capacità fisiche e mentali (leggi: benessere) sono direttamente proporzionali alla percentuale di questo elemento nell’atmosfera. In poche parole: se riusciamo a respirare ossigeno nella giusta quantità ci sentiamo come leoni, altrimenti ci limitiamo a sopravvivere sonnecchiando… ed è proprio questo che vogliono i potenti.

Fatevi questa domanda, ora: “Mi sento come un leone o come un bipede rincoglionito da sindrome presenile?”

Quanti anni credete che manchino alla disfatta totale? Oggi possiamo ancora difenderci; ma quando dipenderemo da una bombola d’ossigeno neanche tanto pubblicizzata alla TV, cosa potremo fare?

A una mente allenata a tirar somme, magari con un po’ d’immaginazione, apparirebbe chiaro che l’avvelenamento dei pianeta non è un caso fortuito, ma un progetto studiato a tavolino e articolato in una miriade di vie per giungere a fare di noi quello che hanno già fatto più o meno di tutte le altre forme di vita di questo pianeta: mucchi di ciccia costretti per tutta la vita in una gabbia.

Signori, nella mente dei potenti occulti noi siamo semplicemente bestiame, bestiame senza coscienza né dignità.

Gli straripamenti del Po e le inondazioni di questi giorni potrebbero assumere così un significato ben più drammatico di quello che normalmente viene loro attribuito.

Perché un fiume straripa? Perché l’acqua piovana non viene più trattenuta nel luogo in cui precipita dalla presenza di alberi, radici e fogliame che macera, non filtra più nel terreno, ma scorre via (“ruscella” è il termine tecnico) creando dei veri e propri torrenti dalla forza violentissima che finiscono dove? Nei fiumi, ora costretti ad accogliere quantità d’acqua immensamente maggiori rispetto alle condizioni naturali.

Perché gli alberi non ci sono più? Per far posto ai marciapiedi, ai gabinetti pubblici, alle baracche, ai campi di soia transgenica o ai fast food che sorgono come funghi nelle foreste del sud America, lungo le autostrade e nei vicoli di paesi che non potevano essere costruiti altrove, porca troia!

Per le frane vale lo stesso concetto: non ci sono più le radici degli alberi a tenere insieme la terra che, inzuppata, si sfalda e precipita.

Dunque le difficoltà e i drammi che scuotono l’Italia di questi giorni forse non sono una conseguenza diretta del “tempo assassino”. Si divertono, giornalai e telediarroici, a sbandierare ‘sti titoloni… forse sperano che, ripetendolo ogni anno, anche le persone dotate d’un minimo di sagacia finiscano col crederci. Tutti i SS. anni gridano a squarciagola che un tempo così brutto non c’era stato dal secolo scorso.

Ma vaff…! Ogni volta è la stessa storia, sì, ma nata dalla malvagità di alcune persone e dalla creduloneria di tutte le altre.

Insomma, vogliamo smorzare i toni? Magari apriamo i tini? Ma sì, facciamolo, la mia non è che un’ipotesi! Però, d’ora in avanti, quando osserveremo al TG la sofferenza dei disgraziati che hanno perso in un mare d’acqua la casa o la vita di qualche persona cara, non sentiamoci così al sicuro.

E’ solo questione di tempo… poi, se non re-impareremo a collaborare gli uni con gli altri per raggiungere uno scopo comune e pianificato consapevolmente, toccherà anche a tutti noi… magari non solo a causa dell’acqua, ma dell’aria… il cibo lo stanno già avvelenando da tempo, come gli ambienti nei quali viviamo, il nostro sonno, la nostra mente. E allora non sarà più questione di una casa che crolla o di un’auto allagata: in ballo ci sarà la nostra vita o, peggio ancora, quella dei nostri figli.

Decidiamoci a lasciare loro un’eredità che li faccia almeno sopravvivere. Dobbiamo farlo ADESSO, ed è già troppo tardi. D’altro canto la cosa è molto più semplice di quanto crediamo: se ognuno di noi eliminerà lo spreco quotidiano e la cieca fiducia nelle autorità e inciterà le persone che conosce a fare altrettanto, confidando nel proprio senso dell’equilibrio interiore, i mille castelli di carta che si reggono sul nostro silenzio crolleranno.

Il potere? E’ sempre stato nostro, ci hanno solo fatto credere che non fosse così.
Smettete di delegarlo, esercitatelo! Ognuno renderà migliore il proprio piccolo universo e, automaticamente e istantaneamente, anche l’ambiente nel quale tutti viviamo.

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