L’Isola delle meraviglie
Corsica, paradiso silenzioso
Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi
A due passi da casa nostra esiste uno scrigno di paesaggi unici al mondo. E’ una terra talmente variopinta da sembrare immaginaria quella che, ricoperta da ettari di felci e di maquis – la macchia mediterranea straripante di cromatismi e profumi talmente intensi da togliere il fiato – accoglie il turista che si avventuri fra le sue braccia.
Bastia città del colore, ambasciatrice del benvenuto. Bastia dal temperamento isolano, eppure fiera nei suoi bijoux alla francese, maestosa come Genova la ligure, sua lontana progenitrice.
Sì, nel sangue Corso scorre l’essenza italica, simbolo di un apporto eterogeneo sempre presente che non ha vista esclusa, nell’antichità, la Grecia stessa.
Del resto la Corsica è proprio questo: il simbolo della varietà. E’ una varietà che grida se stessa ovunque, in quel paradiso che è così completo da potersi considerare un vero e proprio microcosmo.
Mai visti prima campi immensi di felci in riva al mare; mai assaporata l’atmosfera ricca di vita e di umidità delle colline a nordest.
Ma non si esaurisce certo qui l’incanto di questa terra. Viaggiandovi il tempo perde significato e la vita appare più semplice, a misura d’Uomo.
Certo, qualche scotto da pagare c’è: il soggiorno, per il popolo dalla Lira leggera, non è certo a buon mercato, soprattutto nelle zone più famose. E poi ci sono le strade, a tratti così tortuose, strette e serpeggianti fra gli strapiombi non protetti da far desiderare di non essere mai partiti alla ventura.
E’ una tensione continua quella che accompagna il viaggio in alcune delle sue terre, come per esempio sul tratto di strada che da Ajaccio conduce a Calvi. Stiamo parlando del versante nord occidentale dell’isola, di sicuro il più accidentato, ma anche il più meritevole di lodi per la magnificenza della natura.
Cosa aspettarsi dalla Corsica?
Di tutto, certamente. E’ la terra dei ghiacciai e dei deserti, della foresta e della macchia, dei calanchi e della sabbia, dell’Uomo e della natura.
Giungere a Porto da sud, per esempio, è un’esperienza veramente unica. I calanchi a strapiombo sul mare sono già uno scenario abbacinante, con le loro forme inimitabili e il sapore d’eternità che ne emana. Ma quando capita di svoltare una curva e trovarsi di fronte uno dei pochi paesaggi che riescono a essere più belli di qualsiasi sogno, si raggiunge una sorta di completezza che conduce inevitabilmente alla pace e al più dolce dei silenzi interiori.
Ricordi gli scenari del film L’Isola del Tesoro ? Beh, credo proprio che quelli fossero fatti di cartapesta, ma questi, invece, sono veri!
Come dicevo, superi una curva. Ti ritrovi a strapiombo sul mare – ovunque lo sguardo si posi trova i calanchi – con il golfo di Porto adagiato circa trecento metri sotto di te.
Porto è un paesello disteso beatamente al centro del golfo. Lo osservi per un attimo, poi cominci ad alzare lo sguardo, lo alzi ancora e ancora incontrando un susseguirsi di creste montuose via via sempre più indistinte. Non potrai crederci, ma alla fine incontrerai il ghiacciaio che, come un dio magnificente, se ne sta adagiato lassù, nel silenzio del vento che scorre fra le piume dei falchi.
Quanto sono povere le parole! E quanto è strana la vita… Magari a Porto ci andrai, magari seguirai i miei consigli ma l’incanto non sarà lì ad attenderti. Magari lo troverai altrove, magari l’incontrarai sul tappeto di casa al tuo ritorno, chissà?
Certo, l’incanto esiste e scorre intenso nelle vene di quella terra.
Quando l’ho sentito di più? Il giorno che ho fatto il bagno nel ruscello che scende dalla montagna in prossimità dell’unica città greca, quella che s’incontra sull’Ajaccio-Calvi pochi chilometri prima di giungere a destinazione.
Ma limitarsi a questo sarebbe un delitto. La Corsica, soprattutto quella del nord, è un continuo susseguirsi di meraviglie, compresi il verde quasi accecante dei boschi e le scritte sui muri che, a un umorista come me, hanno ricordato fra tante risate le vecchie vignette di Jacovitti.
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