Cantare in agriturismo

Raffinatezza e semplicità sono sempre a portata di mano

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi

Quest’anno, per motivi di lavoro, anch’io ho fatto parte della schiera dei vacanzieri d’agosto. In genere, stressato quasi a vita, preferisco sparire nella calma del fine maggio e dei primi d’ottobre per andare a leccarmi le ferite a casa, all’isola d’Elba.

Come molti, oggi ricomincio a lavorare con maggiore entusiasmo e con la testa più sgombra. Facendo il lucertolone, aggrappato a uno scoglio croato, anche quest’estate lo stress ho saputo curarlo bene.

Tutti sappiamo che dieci giorni di bighellonaggine nel forno d’agosto fanno miracoli, ma a volte si tratta di miracoli dal respiro breve. Un mio amico dice sempre: Meglio mezz’ora di vacanza al giorno per 365 giorni l’anno, che quindici giorni tutti insieme e il resto nada.

Cavolo, se è vero!

Finalmente posso seguire il suo consiglio. A volte si pensa che sia impossibile ritrovare se stessi quotidianamente, che quella mezz’ora di tempo non riusciremo mai a sottrarla alla frenesia.

Ma forse è la frenesia che riesce a rubarci – ormai sembra una regola del gioco – tutto il nostro tempo d’uomini: penso sempre che sia un nostro dovere primario, oltre che un piacere, nutrirci di tranquillità, riflettere sul presente e sugli obiettivi da raggiungere.

In che direzione va il futuro di una persona senza mete?

Ovunque e in nessun luogo.

Ho trovato finalmente un’oasi di tranquillità, la concretizzazione di molti sogni antichi, frammentati, nei quali mi vedevo rilassato, padrone, solare: un uomo in sintonia con il proprio interiore, ovunque silenzio, ovunque pace, la valle in lontananza con la mia casa al centro della scena, foglie e rami di tiglio che accolgono brezze, producono sinfonie (a proposito: Eugenio, uno dei titolari, ha una voce da dio ed è già al secondo disco), sussurrano ombra nella mente stanca ma rigenerata.

Il sogno era chiaro, s’è vestito di realtà, completamente: due cani bianchi ed enormi stanno a guardia del Paradiso, ogni tanto s’avvicinano e mi carezzano con le zampone, beoni ebbri di dolcezza e di silenzio, quegli elementi che ogni essere umano non può fare a meno di riscoprirsi nel petto non appena torna al suo posto di sempre, nella dimensione senza tempo.

Una chiesa di collina è magicamente risorta, è tornata ad essere sorgente di pace e di speranza. Questa volta la sua realtà è composta di cerimonie più semplici; sono rituali che uniscono in un osanna il cuore delle persone – fratelli e sorelle per qualche giorno, ma secondi a nessuno in amore e dedizione – riunite intorno a tavole imbandite con i semi e i frutti dell’armonia più raffinata.

Nella vecchia sacrestia, ora trasformata nel più elegante e accogliente dei salotti, Eugenio e andrea, l’altro titolare, fanno sognare con la loro musica.
E c’è anche il karaoke; l’avevo sempre odiato, fino a ieri sera, quando mi sono sentito dire che sembravo dieci anni più giovane.

Fare le cinque del mattino? Nemmeno te ne accorgi: l’anima respira l’amore di Andrea e di Eugenio e il sonno quasi non servirebbe, se non fosse che i nostri ospiti l’indomani dovranno preparare colazioni e banchetti.

Scherzavo con Andrea, a volte magico paroliere delle canzoni di Eugenio: Qui sembrano tutti marziani! E’ una doccia calda per il cuore osservare i nuovi arrivati che scendono dalle auto con il volto stravolto da mesi di caos e di lavoro e, dopo uno sguardo all’intorno, subito manifestano con un sospiro profondissimo la consapevolezza d’esser giunti per magia in un paradiso terreno, accessibile, disponibile.
Alla Locanda dell’Angelo chiunque arriva ci mette un attimo a spogliare anche la mente: la fatica e i brutti pensieri scivolano in una realtà adiacente e l’umanità riemerge intatta.

Questo è un momento magico: ognuno può osservarli, questi brutti pensieri sterili e ripetitivi, può valutarli con distacco e decidere di liberarsene definendo fino nei particolari una vita diversa da condurre dopo il rientro a casa.

Certo, se cerchi nel caos lo stordimento lenitivo dalla sofferenza, c’è sempre Riccione. Una possibile alternativa è quella di re-incontrare te stesso/a un un luogo come quello nel quale i nostri amici hanno seminato i propri sogni d’armonia e li hanno visti crescere, nutriti con amore da Madre Terra e da Padre Sole.

Sono parole che ti ricordano San Francesco? Non è una coincidenza, visto che la Locanda dell’Angelo se ne sta in bella posa sulle colline intorno ad Assisi.

Va bene, adesso basta… è già l’ora del pranzo. Lo salterò. Preferisco tuffarmi in piscina, nel silenzio, con Asia e Brina (le due cagnone bianche) che mi osservano spaparanzate all’ombra degli olivi.
Poi andrò a trovare le due caprette che sono nate tre giorni fa. Dicono che una abbia sulla fronte una macchia a forma di cuore. Non poteva essere altrimenti, anche perché tutti gli animaletti che vivono alla locanda potranno morire di vecchiaia… Eugenio e andrea non vogliono saperne di cucinarli, e io li amo anche per questo. Se c’è un luogo che da l’idea dell’arca di Noè è proprio questo.

Non invidiarmi, inventa qualcosa anche tu. Da quest’esperienza ho imparato che spesso le soluzioni sono molto più vicine di quanto pensi.

Chi cerca trova, no? Ognuno di noi ha un posto magico a portata di mano.

Cercalo, trovalo.

Francesco Pandolfi Balbi
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