Alla scoperta del linguaggio del corpo *1

Guida all’interpretazione dei gesti e delle espressioni umane

Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi

Visto l’interesse manifestato da molti lettori per l’argomento, prende oggi avvio un appuntamento periodico con il mondo dell’espressione umana.

Non ripeterò i contenuti già introdotti nel passato nell’articolo “La lingua muta”; il nostro scopo è adesso quello di mettere a disposizione una guida semplice, immediata e divertente.

Prima di iniziare, però, credo sia necessario introdurre alcuni concetti.

Il linguaggio del corpo è un modo di comunicare quasi totalmente analogico (cioè rimanda a qualcos’altro: se a pranzo mi metto a capotavola, voglio in qualche modo affermare, simboleggiare la mia posizione dominante), contrapposto e complementare alla comunicazione logica, quella che avviene utilizzando per esempio le parole. Si basa infatti sulle similitudini ed è talmente forte che è materialmente impossibile non comunicare.

Se, per esempio, entriamo nella sala d’aspetto di uno studio medico, in genere assumiamo un atteggiamento di chiusura; a prima vista il nostro silenzio e, magari, il fatto che ci mettiamo a leggere una rivista, potrebbe farci credere di non stare comunicando; in realtà stiamo dando un forte segnale di non voler comunicare.

Altra cosa da tenere in considerazione è la contestualità della comunicazione analogica, ovvero il variare del significato di un atteggiamento a seconda del contesto. Quest’ultimo assume un importanza pari al gesto stesso per la nostra capacità di intuire il messaggio contenuto nella comunicazione.

Ad esempio, lo strofinarsi di un gatto i piedi del padrone significherà che ha fame se è l’ora di pranzo, che vuole uscire se viene compiuto di fronte alla porta di casa, o che semplicemente è contento di vederlo se interverrà qualche altro elemento a farglielo capire.

Perché tutti gli animali, compreso l’uomo, hanno adottato il linguaggio del corpo?

Perché è la risposta ad alcune esigenze:

– il desiderio di mettersi in relazione con gli altri e il “come” si vuole farlo (per esempio nell’atto di stabilire limiti, rapporti, simpatie, dominanze o parità);

– l’intento di confortarci e di rassicurarci (toccarsi o grattarsi, anche se non lo sappiamo, molto spesso evidenziano la relazione del passato con i nostri genitori, quando erano loro a farlo per consolarci);

– ridurre uno stato di tensione (stirarsi, sospirare, massaggiarsi il collo, appoggiarsi su una poltrona con gambe e braccia in completo atteggiamento di “apertura”).

La questione, però, è un pochino più complessa di quanto potrebbe apparire. Come sempre c’è l’eccezione alla regola o, in questo caso, “l’estensione” della regola. C’imbattiamo in essa quando, per esempio, ci impegniamo nella valutazione di un’azione semplice come quella di grattarsi il naso: un atto riflesso dal significato psicologico nullo.

Attenzione: molto spesso questo movimento non viene compiuto perché il naso ci prude, ma in risposta a una sensazione e questa sì, che può essere oggetto di un’indagine psicologica! In questo caso è il disagio emotivo che si tramuta in disagio fisico, e di questi esempi esiste una casistica monumentale.

Perché, direte voi, abbiamo bisogno di un linguaggio di questo tipo? Le ragioni principali sono due: la praticità di affidare al corpo l’invio di messaggi non prioritari in termini di tempo (la mente rimane sgombra e può quindi impegnarsi in altre attività) e l’opportunità di comunicare al di sotto della soglia della coscienza gli stimoli e i messaggi più forti, quelli che, se inviati o ricevuti consapevolmente, sarebbero causa d’imbarazzo o di choc.

Certo, se non re-impariamo a gestire la comunicazione su questo piano, perderemo una bella fetta di divertimento e molte opportunità di migliorare i nostri rapporti con il prossimo. Ignorare tutto questo nell’era dell’informazione equivale a molte cose nessuna delle quali positiva, ma soprattutto ci toglie il contatto con la naturalità dell’essere umani e menoma fortemente la nostra capacità di comprendere chi abbiamo di fronte… Una bocca potrà anche mentire e passarla liscia, un corpo non lo farà mai e sputerà sempre il rospo. Sta a noi riconoscerlo con equilibrio sapendo prevedere e valutare tutte le possibilità.

Ricordiamolo: nasciamo già dotati della sensibilità per il linguaggio corporeo. Con il trascorrere del tempo, con la nostra crescita, essa viene perduta poiché la nostra cultura ci costringe a nascondere le nostre emozioni e a non considerare quelle altrui, oltre che a negare un valore a quanto non viene espresso a parole.

Alla prossima!

Francesco Pandolfi Balbi
Latest posts by Francesco Pandolfi Balbi (see all)

La nostra attività prosegue su
Will.ReBorn

Vieni a visitarci!