“Se qualcosa si muove, io gli sparo”
Parole autentiche di un cacciatore…
Senza fare di tutta l’erba un fascio
Anno di pubblicazione: 2000 – © di Francesco Pandolfi Balbi
Sarà vera la famosa frase di Mahatma Gandhi?
“La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”.
Potremmo tradurla così: “il grado di civilizzazione di una società si misura da quanto essa si prende cura delle forme di vita più deboli.”
In molte delle regioni italiane mancano ormai pochissimi giorni all’apertura della caccia.
Già da qualche tempo molti cacciatori fremono nell’attesa e sedano la propria frenesia con quell’arte della perlustrazione che sono in molti a definire “arte dell’invadere case e proprietà altrui”.
E’ facile vederli, adesso, insieme ai loro cani, sparsi su colline e montagne, intenti a localizzare punti strategici e terreni promettenti.
Personalmente i cacciatori mi fanno pena, e odio le loro motivazioni.
Trovo ridicolo che mi si venga a dare che la caccia è uno sport; trovo ridicolo che l’uccisione di forme di vita innocenti e utili possa venire considerata “una rilassante attività di svago”; trovo ridicolo che un cacciatore si lamenti del costo del rinnovo della licenza, quando invece lo centuplicherei e con gli introiti in sopravanzo rimborserei i proprietari di fondi e strutture danneggiate dalla malevolenza di parte di questo popolo così “sportivo” da sparare ai cartelli, distruggere recinzioni, avvelenare cani, invadere la privacy di migliaia di persone che non desiderano altro che la pace e il silenzio.
Non vorrei essere considerato una persona che non si fa i … propri. La vita mi ha generato; ogni essere vivente, quindi, fa parte della mia sfera di responsabilità come di quella di tutti. Unica eccezione: quando una forma di vita senziente e in grado di pensare autonomamente mi fa capire che non debbo intervenire.
Ho sempre ammirato Adriano Celentano per aver recitato in uno dei suoi film la scenetta, divertente e ironica, nella quale andava molto simpaticamente a caccia di cacciatori. Credo che tutte le persone che amano la vita l’abbiano applaudito almeno mentalmente, e che continuino a farlo.
Mi fanno compassione, invece, i miei concittadini che, in occasione del referendum sulla caccia, hanno preferito rimanersene a casa piuttosto che andare a votare, perché “stanchi” di recarsi alle urne. Mi fanno tanta pena, davvero; dopo quel giorno mi sono chiesto spesso se il popolo italiano sia un ammasso d’imbecilli cerebrolesi.
Per una volta che votare sarebbe servito a qualcosa hanno preferito fare le primedonne, dimostrando quanto poveri siano i loro pensieri e il loro valore. E la cosa peggiore è che molti di questi imbecilli sono quelli che adesso si lamentano contro la caccia e i cacciatori. Pensateci bene prima di sputare ancora su un piatto d’oro.
Certo, molti di voi non avranno la sfortuna di udire in continuazione le fucilate; molti di voi sono ligi abitatori di città stracolme di gente… Sapeste quanto fa male al cuore udire un fucile che spara e immaginare un angelo che cade.
Ma c’è ancora di peggio: la maggior parte dei nostri “maschi d’assalto”, così intenti a mostrare i propri ridicoli muscolini, non hanno la minima idea di cosa significhi essere uomini.
Essere uomini significa difendere la vita, non tradirla continuamente.
Ciò che dimostrano d’avere è solo un animo gretto, un’intelligenza talmente povera da farmi vergognare di portarmi dentro il 99.99% degli stessi geni di questi “geni”. Lo sanno bene le vittime della loro ignoranza, gli uccelli che muoiono inutilmente, in disparte, feriti a morte ma non abbattuti dai milioni di “padellari” che non sono nemmeno capaci di ammazzare un uccellino con cinque schioppettate. Quelle bestiole innocenti muoiono solitarie, e mi rallegra poco che lo facciano da esseri liberi.
Oggi voglio rivolgermi ai non pochi vandali che, avvalendosi della fallacia della legge, abbattono le recinzioni di fondi che qualcuno si è preso la briga e l’onere di recintare per impedire loro l’accesso. Li abbattono per rabbia, per dispetto, per sfregio, per continuare a invadere indisturbati.
Miei cari “maschioni”, fate almeno una cosa utile: andate a casa e sparatevi nelle palle. Forse, con un po’ meno testosterone…
Volete rilassarvi? Portate i vostri figli a fare una passeggiata in campagna, imparate qualcosa insieme a loro, imparate la difficile arte del rispetto.
Osservate la natura che mormora, imparate il valore della sua umiltà e delle sua grandezza.
Oppure, da veri uomini duri, avete bisogno di sfogare i vostri istinti predatori? Ci sono le donne, a milioni; sono là che vi aspettano, con vero entusiasmo, a “braccia” aperte.
Dimostrate il vostro valore sapendole conquistare, confrontandovi con un problema autentico, reale, un problema che valga la pena di superare perché si combatte alla pari e riguarda anche voi… non solo ed esclusivamente le vittime della vostra vigliaccheria.
E, almeno a letto, cercate di non “spadellare”.
DECALOGO DEL CACCIATORE
La storia della caccia e dell’agricoltura sono indissolubilmente legate alla storia dell’uomo e del suo progresso. Ciò comporta il rispetto di alcune “regole”, che sono racchiuse in questo “Decalogo”:
-
il cacciatore rispetti l’ambiente naturale, il lavoro agricolo e il paesaggio, frutto del millenario lavoro dell’uomo;
-
il cacciatore non danneggi la flora, la fauna, rispetti la terra e i corsi d’acqua riconoscendoli beni della collettività;
-
il cacciatore rispetti l’altrui proprietà, eviti danni alle colture agricole e non attraversi i terreni preparati per la semina o la raccolta delle produzioni;
-
il cacciatore non eserciti l’attività venatoria in vicinanza dei fabbricati rurali e delle stalle, per salvaguardare l’altrui incolumità;
-
il cacciatore adegui l’esercizio dell’attività venatoria alle specifiche caratteristiche ambientali delle aree delimitate per l’allevamento del bestiame evitando di arrecare qualsiasi disturbo agli animali presenti;
-
il cacciatore sia attento custode del proprio cane affinché non causi danni a persone o cose, rispetti gli altrui animali e non arrechi loro danno in nessun caso: tutto ciò fa parte del patrimonio dell’agricoltura del quale il cacciatore è tradizionalmente amico e alleato;
-
il cacciatore – nel rispetto dell’ambiente – eviti di lasciare bossoli e rifiuti vari sui terreni che attraversa per l’esercizio della sua attività venatoria;
-
il cacciatore solleciti la definizione di accordi con l’agricoltore che attua interventi di ripristino ambientale al fine dell’incremento della fauna selvatica;
-
il cacciatore si impegni, anche attraverso gli Ambiti Venatori a favorire l’accertamento e l’indennizzo dei danni sofferti dalle aziende agricole nei casi previsti dalla legge;
-
il cacciatore si adoperi affinché i suoi compagni di caccia rispettino il presente decalogo e non abbiano comportamenti lesivi delle norme della legislazione venatoria.
On. Giuseppe Avolio
Presidente CIA
Osvaldo Veneziano
Presidente ARCI CACCIA
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